David Carson è sicuramente il graphic designer che preferisco. Le sue opere composte solo con l'utilizzo del lettering sono spettacolari.... da wikipedia, in breve, la sua vita...
Fin da giovane età, viaggia con la famiglia in tutto il mondo. Negli anni settanta lavora come surfer professionista[1], e nel 1980
conosce il mondo della grafica durante un corso alla University of
Arizona. Si iscrive alla San Diego State University e successivamente
alla Oregon College of Commercial Art. Ottiene il dottorato in Arte e
Sociologia grazie a uno stage in Svizzera tenuto da Hans-Rudolf Lutz.
Tra il 1982 e il 1987, lavora come insegnante di grafica alla Torrey Pines High School di San Diego.
Avendo esperienza sia nel mondo del surf che della grafica, Carson si
specializza come grafico per riviste di surf e dintorni, come skateboard, musica e moda durante tutti gli anni ottanta[2]. Cura l'immagine di riviste come Transworld Skateboarding[3] e Surfer, ma raggiunge la fama internazionale come direttore artistico della allora nota rivista di moda giovanile Ray Gun (1992-1995), dove propone un uso innovativo e sperimentale della grafica e un massiccio impiego di caratteri tipografici come elementi puramente grafici. Il suo stile è precursore di quella che viene definita "grunge typography".
Nel 1995 pubblica il suo primo libro, End of Print,
che raccoglie diverse sue creazioni, e che rimane a tutt'oggi il libro
di grafica della comunicazione più venduto di tutti i tempi[4][5]. Lo stesso anno apre un suo studio a New York, il David Carson Design, che comincerà ad attrarre clienti come Pepsi, Ray Ban, Nike, Microsoft, Giorgio Armani, NBC, American Airlines, Levis, AT&T, British Airways, Kodak, Sony, Suzuki, Toyota, Warner Bros., CNN, MTV, Fox TV, Nissan, Mercedes, MGM[6][7] e di gruppi musicali come i Nine Inch Nails, per i quali curerà l'artwork dell'album The Fragile del 1999.
Dal 2000 lavora nel suo nuovo studio a Charleston, nel South Carolina.
mercoledì 23 settembre 2015
CONVERSIONE RAL IN CMYK
Ecco il link dove scaricare la tabella in pdf per la conversione dei colori ral-cmyk, di cui molti sono alla ricerca ma non la reperiscono.
https://drive.google.com/file/d/0B71iwYwFoeWZT29YeERhNlp0djg/view?usp=sharing
https://drive.google.com/file/d/0B71iwYwFoeWZT29YeERhNlp0djg/view?usp=sharing
martedì 22 settembre 2015
BRUNO MUNARI
Bruno Munari (1907 − 1998), grafico e designer italiano.
È stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo".
C'e poco da dire su Bruno Munari, se volete un quadro complessivo vi rimando a wikipedia, ma ci ha spalancato un mondo all'epoca visionario e le sue opere (specie lettering) mi hanno spesso ispirato.
Complicare è facile, semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Piero Angela ha detto un giorno: ‟È difficile essere facili„.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più della scultura che vuole fare.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare per togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere potrebbe essere la regola anche per la comunicazione visiva a due dimensioni come il disegno e la pittura, a tre come la scultura o l’architettura, a quattro dimensioni come il cinema.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. […]
Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: ‟Questo lo so fare anch’io„, intendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano ovvie.
In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice:
‟Quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte.
Bruno Munari
Verbale scritto
È stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo".
C'e poco da dire su Bruno Munari, se volete un quadro complessivo vi rimando a wikipedia, ma ci ha spalancato un mondo all'epoca visionario e le sue opere (specie lettering) mi hanno spesso ispirato.
Complicare è facile, semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Piero Angela ha detto un giorno: ‟È difficile essere facili„.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più della scultura che vuole fare.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare per togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere potrebbe essere la regola anche per la comunicazione visiva a due dimensioni come il disegno e la pittura, a tre come la scultura o l’architettura, a quattro dimensioni come il cinema.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. […]
Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: ‟Questo lo so fare anch’io„, intendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano ovvie.
In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice:
‟Quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte.
Bruno Munari
Verbale scritto
PANTONE!
Pantone Inc. è un'azienda statunitense che si occupa principalmente di tecnologie per la grafica, della catalogazione dei colori e della produzione del sistema di identificazione di questi ultimi. Divenuto standard
internazionale per quanto riguarda la grafica, è ultimamente utilizzato
anche per la gestione dei colori nel mondo dell'industria e della
chimica.
L'azienda è stata acquisita per la cifra di 180 milioni di dollari dal colosso americano X-Rite il 24 ottobre 2007[1]. X-Rite si occupa anch'essa di sistema di classificazione dei colori e di materiale fotografico per il mondo della farmaceutica e dei rilievi fotogrammetrici.
Il sistema Pantone è stato messo a punto negli anni cinquanta per poter classificare i colori e "tradurli" nel sistema di stampa a quadricromia CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) semplicemente grazie a un codice. I colori, coi relativi codici, sono quindi inseriti in un catalogo, denominato in italiano "mazzetta" o "tirella", dove è possibile "sfogliarli" e selezionarli.
La critica più frequente che si muove al sistema pantone è che, essendo basato su una mistura di colori, sia inefficace per gestire i colori che si estrapolano da una mistura di luci colorate (come l'RGB). Un'altra critica si basa sul fatto che molti dei 1144 colori originali non possono essere ottenuti con una mistura di soli magenta, ciano, giallo e nero. Per risolvere questo problema la Pantone ha messo a punto un sistema di stampa, chiamato Esacromia, che aggiunge l'arancione puro e il verde smeraldo ai 4 colori originari; questo accorgimento, sebbene molto dispendioso da affrontare, risolve il problema solo in parte, in quanto per essere sicuri di poter riprodurre fedelmente ogni singolo colore si dovrebbe avere a disposizione una gamma di 13 colori base, più il bianco safe e il nero. Questo perché la mistura di un numero di colori superiore ai 7 genera inevitabilmente un abbassamento di luminosità.
FONTE: wikipedia
L'azienda è stata acquisita per la cifra di 180 milioni di dollari dal colosso americano X-Rite il 24 ottobre 2007[1]. X-Rite si occupa anch'essa di sistema di classificazione dei colori e di materiale fotografico per il mondo della farmaceutica e dei rilievi fotogrammetrici.
Il sistema Pantone è stato messo a punto negli anni cinquanta per poter classificare i colori e "tradurli" nel sistema di stampa a quadricromia CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) semplicemente grazie a un codice. I colori, coi relativi codici, sono quindi inseriti in un catalogo, denominato in italiano "mazzetta" o "tirella", dove è possibile "sfogliarli" e selezionarli.
La critica più frequente che si muove al sistema pantone è che, essendo basato su una mistura di colori, sia inefficace per gestire i colori che si estrapolano da una mistura di luci colorate (come l'RGB). Un'altra critica si basa sul fatto che molti dei 1144 colori originali non possono essere ottenuti con una mistura di soli magenta, ciano, giallo e nero. Per risolvere questo problema la Pantone ha messo a punto un sistema di stampa, chiamato Esacromia, che aggiunge l'arancione puro e il verde smeraldo ai 4 colori originari; questo accorgimento, sebbene molto dispendioso da affrontare, risolve il problema solo in parte, in quanto per essere sicuri di poter riprodurre fedelmente ogni singolo colore si dovrebbe avere a disposizione una gamma di 13 colori base, più il bianco safe e il nero. Questo perché la mistura di un numero di colori superiore ai 7 genera inevitabilmente un abbassamento di luminosità.
FONTE: wikipedia
FIERY COMMAND WORKSTATION
FIERY COMMAND WORKSTATION è una possibilità di interfaccia dei processi di stampa con le nostre stampanti che EFI ci propone.
Le stampanti supportate sono moltissime, da Canon, Konica Minolta, Sharp, Xerox, Oce e molte altre.
Ho scaricato la demo sul mio pc,anche se ho avuto occasione di testarla in azienda,e l'interfaccia è allo stesso tempo semplice ma con molte opzioni accattivanti sopprattutto nella gestione dei flussi di lavoro basati su server che sono facili da configurare e impiegare in un centro di stampa.
Configurare vari tipi di supporto e profili è semplice, e tenere tutto sotto controllo risulta più semplice.
La pecca è che non supportando altre stampanti ci si dovrà limitare a quelle supportate, rendendo così più impegnativo, gestendo magari lo stesso lavoro con gli stessi colori ecc su un'altra stampante con un rip diverso, riscontrando inevitabilmente cambi di colore che però con tenacia e strumenti adatti andremmo a risolvere.
Penso che in un' azienda si dovrebbe avere come software di rip lo stesso per tutto il parco macchine (o almeno il possibile), avendo così sotto controllo le stampanti, i supporti ed i profili assicurandoci la stessa resa finale (che comunque dipende poi da un insieme di fattori multiplo che analizzeremo prossimamente).
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